31 gennaio 2011

Il Campo dell'Arte in "Viaggiare Informati nei Castelli Romani": una guida per un turismo accessibile

La Fondazione "Il Campo dell'Arte" è stata inserita nella guida "Viaggiare Informati nei Castelli Romani".
La Presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, e l'Assessore alle Politiche Sociali e Famiglia, Aldo Forte, hanno presentato il 21 Gennaio 2011, a Roma presso la Sala Tevere della Regione Lazio, la Guida "Viaggiare Informati nei Castelli Romani".
Frutto dell'esperienza decennale del Presidio del Lazio in materia di turismo accessibile, prerogativa di un corretto approccio inclusivo volto ad un "fare turismo" che tenga conto delle necessità di tutti e in particolare delle persone con disabilità, "Viaggiare Informati nei Castelli Romani" offre, accanto alla descrizione delle strutture e dei servizi, un'informazione attendibile e verificata in loco relativamente alle caratteristiche di fruibilità degli spazi e all'eventuale presenza di barriere architettoniche.
Una guida fruibile da tutti ed ora usabile per tutti, è realizzata anche in formato mp3 per le persone non vedenti, secondo lo stile degli audio-libri.

14 gennaio 2011

Work in progress


STIAMO PREPARANDO PER VOI IL "MONUMENTO ALLA TERRA" PER CELEBRARE DEGNAMENTE L' "EARTH DAY 2011", "LA GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA" DEL 22 APRILE PROSSIMO...
...PRESTO MAGGIORI DETTAGLI!

8 gennaio 2011

Verso la città diffusa di Michele Costanzo

 Quello che caratterizza la forma dei grandi agglomerati urbani che si sviluppano ai margini delle città è il senso della disomogeneità.
Il nostro Paese ha rinunciato a progettare in modo unitario le grandi quantità edilizie della ricostruzione e del boom ed ha, altresì, consentito alla speculazione sui terreni privati di far crescere un immenso magma edilizio attorno ai centri antichi, privo di un interno ordine.
Esiste un curioso paradosso che investe tali moderne periferie: esse vengono realizzate per soddisfare un bisogno primario (che è quello del vivere in uno spazio organizzato) e, nello stesso tempo, sono rifiutate da chi le abita in quanto non sembrano trasmettere dei valori.
La spazialità atopica che le costituisce non è più il margine dell’edilizia storica ma l’essenza di una realtà nuova, quella della “città diffusa”, una sorta di polvere densa che si espande in maniera inarrestabile nel territorio, senza alcun principio d’ordine.
Essa non può essere definita città, o campagna, o area metropolitana ma, piuttosto, ‘controcittà’; il suo modello risulta essere assolutamente diverso da quello considerato ‘ideale’.
Non a caso, nell’immagine di “città ideale” della tavoletta di Urbino, ciò che nella prospettiva viene posto in primo piano non è tanto il valore estetico delle singole architetture quanto, piuttosto, la ‘struttura’ dello spazio pubblico che esse configurano, vale a dire il criterio sintattico a cui ogni elemento, presente nella rappresentazione, risponde.
La consapevolezza di tale discrasia viene percepita come una forma di deprivazione; ne consegue che lo spazio urbano è letto come non-luogo o luogo del disagio.
Il malessere che si sviluppa nella “città diffusa”, ha come punto d’origine il senso della lontananza (lontananza dal ‘centro’, ossia dalla città storica) e quindi dell’emarginazione.
Sarebbe necessario (o perlomeno auspicabile) invertire questa tendenza e riuscire a leggere la ‘periferia’ come un fenomeno urbanistico rappresentativo della nostra realtà e della nostra cultura; un fenomeno che ha cambiato il paesaggio ed ora attende di essere compreso riconosciuto.
Ciò che è necessario, dunque, è modificare lo sguardo sulla nuova realtà territoriale che si sta configurando.
Una soluzione possibile sarebbe quella di attivare una capacità di visione in analogia a ciò che, ad esempio, è già avvenuto nel cinema con Wenders, nella fotografia con Basilico e Ghirri, nell’arte figurativa con Hopper e nella letteratura con Pasolini; i quali hanno saputo esplorare in maniera poetica le risorse offerte dalla nuova realtà.

4 gennaio 2011

SNAP: intersezioni di itinerari della cultura

Tra aprile del 1997 e dicembre del 1999 fu pubblicata, a cura dell'Associazione Arianna onlus, una rivista monografica chiamata "SNAP" dal sottotitolo "intersezioni di itinerari della cultura". Dopo un primo numero zero, ne seguirono altri 4 e i temi scelti furono: la biblioteca contemporanea, il giardino contemporaneo, il museo contemporaneo, l'artigianato contemporaneo.
Alla base delle scelte editoriali ci fu la percezione di una realtà in rapida metamorfosi che, se da un lato, diveniva sempre più complessa, dall'altro tendeva, anche grazie allo sviluppo di nuove tecnologie, a connettersi in reti diffuse. Così si scriveva nell'editoriale del Numero 0: "...Tra i concetti in grado di sintetizzare con efficacia i caratteri essenziali della realtà contemporanea, due hanno avuto un particolare successo: quello di complessità e quello di rete.
Sebbene possano essere visti come contrapposti, entrambi colgono aspetti caratterizzanti il mondo in cui viviamo: da un lato la presenza di una molteplicità di esperienze e culture non più esprimibili attraverso grandi sistemi di pensiero universali, dall’altra l’emergere dei nuovi mezzi di comunicazione multimediali che moltiplicano a dismisura i dati della conoscenza disponibili. In questo magma informatico, sistematicamente intersecato da novità autentiche e da fenomeni puramente mercantili, le espressioni culturali e artistiche, pervase da tale turbinio di stimoli, non possono che riflettere il senso della generale frammentazione.
Facendo riferimento al concetto di “agire comunicativo”, secondo il quale la conoscenza degli oggetti deve essere sostenuta dall’intesa tra soggetti che si esprimono, seppure con linguaggi diversi, l’intento del nostro foglio sarà quello di osservare la realtà da un punto di vista che si
potrebbe definire fenomenologico, rivolgendosi ad oggetti, situazioni, eventi sempre circoscritti, sollecitando, nel contempo, conoscenze e sensibilità di più discipline, a convergere su di essi attraverso letture anche minimali.
Per quanto riguarda il nome scelto per il nostro piccolo giornale, SNAP deriva da un termine usato nell’informatica per indicare l’atto di “agganciare” un oggetto (ad esempio un disegno che si intende rielaborare). É una parola breve dal suono onomatopeico, con cui si vuole indicare l’interesse a “mettere in contatto”, a “fare interagire” esperienze e molteplici linguaggi, cogliendo le possibili connessioni determinabili su temi diversi..."

Nei prossimi post saranno riproposti articoli estratti da questa rivista che, dalle ceneri della sua precedente versione cartacea, rinascerà in formato digitale, desiderosa di riprendere un discorso interrotto più di 10 anni fa, ma consapevole della ancor maggiore necessità che oggi si ha di dare un senso a questa nostra realtà contemporanea.